La FMI Emilia Romagna comunica che:

Il Comitato Regionale Fmi Emilia Romagna, viste le richieste di chiarimenti successive il comunicato relativo il DPCM del 26 Aprile, valutate varie comunicazioni lette sui social e preoccupato per una errata comprensione delle notizie, cerca con questa comunicazione di fare un po’ più di chiarezza ed anche di rispondere ad alcuni attacchi gratuiti e poco informati che ci sono giunti.

Come Presidente del Comitato regionale, tento di rendere più comprensibili alcune scelte OBBLIGATE che taluni vogliono interpretare in modo non corretto. Il grande lavoro che la Federazione Motociclistica Italiana sta svolgendo per tutto il mondo del motociclismo (sia tesserati che non ….), merita dal mio punto di vista, grande rispetto da parte di tutti.

Questo è il motivo per il quale scrivo queste righe, nella speranza di mitigare gli animi di molti che in questo momento non sono riusciti a comprendere bene le precedenti comunicazioni.

Qualcuno, ugualmente affermerà che “non è stato fatto abbastanza”, che “FMI fa tutto questo per interesse”, che “i piloti che potranno allenarsi sono gli amici degli amici…” ecc. ecc.

Chi fa del proprio meglio per il “bene comune”, può sempre girare a testa alta al di là delle affermazioni dei “complottisti da tastiera”, che comunque ricordo sono una minoranza, sebbene rumorosa.

Ringrazio per quanto sotto, il Segretario generale FMI Alberto Rinaldelli che ha provveduto a fornire validissime spiegazioni.

Entrando nel merito di molte domande ricevute:

IL DPCM DEL 26 APRILE-  FASE 2

Purtroppo l’epidemia, come si può evincere dal grafico dei contagi, seppure in diminuzione è ancora lontana dalla sua scomparsa sul territorio italiano.

Le direttive emanate con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ( e non della FMI o del CONI) sono conseguenze di studi operati da un Comitato Tecnico scientifico nazionale, dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Protezione Civile. Per addivenire a queste decisioni nell’ambito dello Sport, sono stati chiesti dati e informazioni al CONI ed alle Federazioni, come in altri campi ad altri interlocutori del settore. Noi abbiamo partecipato a tutti i livelli, massimi, per illustrare le particolarità del movimento motociclistico. Certo, possiamo comprendere come su oltre 300 discipline sportive gestite dalle Federazioni sportive nazionali, ciascuna abbia detto che è particolare… del resto, come è a conoscenza di tutta l’opinione pubblica, neanche il Calcio ha ottenuto quanto voleva….

Allo stato, non possiamo fare altro che uniformarci alle disposizioni del Governo e sperare che l’epidemia continui a scendere, fino a quel livello sotto il quale è possibile riprendere altre attività.

Vediamo cosa hanno fatto altri, che ad oggi molti prendono ad esempio, per altro commettendo spesso un errore, pensando che si possa andare in bicicletta e non in moto:

IL CICLISMO

Il Decreto per le discipline sportive amatoriali, agonistiche e professionistiche prevede quanto riportato sull’art.1 comma g)


Sulla parte che non si riferisce alle attività federali ma all’attività personale del singolo cittadino vale il comma f):

nel comma f) certamente è stato usato il termine “attività sportiva” in senso lato intendendo attività di mantenimento della propria forma fisica. L’applicazione è quindi rivolta a colui che intende effettuare un’attività di tipo sportivo o un’attività motoria per il mantenimento di un corretto stato di salute fisica senza riferimento ad una disciplina sportiva. Riguarda quindi obblighi e indicazioni di carattere personale e privato che nulla hanno a che fare con l’attività di un iscritto alla federazione. Chiunque quindi abbia voglia di fare “attività sportiva o motoria” si assumerà la responsabilità di effettuarla nel rispetto del DPCM (chi vorrà fare un giro in bici lo farà come appassionato di bicicletta non come ciclista iscritto alla FCI, se farà una corsa non farà atletica leggera, chi andrà in moto non farà enduro) e se ne assumerà la responsabilità come cittadino italiano non come tesserato.
Noi, allo stato, non siamo nelle condizioni di affermare con senso di responsabilità al “motociclista” generico che andare in motocicletta (anche Enduro in fuoristrada) è equiparabile a “attività sportiva” in quanto l’uso della moto è considerato generalmente sulle strade pubbliche come mezzo di trasporto e non di attività sportiva.
Stiamo chiedendo un’interpretazione al Ministero su questo punto visto che la federazione ciclismo sembra aver esteso quell’interpretazione forse vista la percezione comune che la bici sia utilizzata anche come semplice strumento per mantenersi in forma (faccio attività sportiva in bici) estensione più difficile nel nostro caso.

In questo senso la premessa del comunicato attualmente è la più indicata

Inoltre può essere che alcune regioni\comuni abbiano particolari regole, con maglie più larghe o invece più restrittive. Ed anche questo lo abbiamo scritto.

 

I PILOTI DI INTERESSE NAZIONALE

Vale quanto indicato al comma g).

Una premessa. Al momento nessun impianto può aprire senza un protocollo sanitario, che si attende dal Ministero e dalla Federazione Medico Sportiva.

Anche i CPO (Centri di preparazione olimpica) non accettano alcun atleta, neanche atleti P.O. (Probabili Olimpici), finché non hanno il protocollo. Attenzione, perché il protocollo potrà anche prevedere un controllo medico preventivo per ogni atleta\pilota prima di accedere all’impianto.

Riguardo alla classificazione dei piloti: certo che esistono i piloti di serie A e di serie B! è normale. Siamo una federazione! Non un Ente di Promozione!

Tutte le federazioni hanno atleti divisi in categoria qualitativa (serie A, B, oppure 1^ categoria, 2^, regionale, provinciale, ecc). Fra questi ci sono i gruppi ancora più ristretti degli atleti\piloti di Interesse Nazionale.

Esiste un progetto annuale Tecnico che viene trasmesso al CONI che identifica gli atleti\piloti di interesse nazionale.

Tutti i piloti interessati, in regola con la Licenza nazionale ed internazionale, stanno ricevendo una apposita comunicazione dalla Federazione.

Stiamo chiedendo una interpretazione al Ministero ed al CONI sulle discipline di Enduro e Trial che non si allenano in impianti, ma l’interpretazione attuale è che senza un soggetto che controlla il pilota e l’accesso alla zona di allenamento, queste non sono autorizzate.

Esploreremo, una volta chiarito il problema relativo al protocollo di utilizzo degli impianti, la possibilità di organizzare in gruppi regionali gli allenamenti dei piloti di interesse nazionale. Al momento ci sono alcuni aspetti da approfondire relativi alla disponibilità degli impianti, ed alla diffusione di elenchi di atleti, certamente superabili se gestiti correttamente.

In generale però evidenzio alcune debolezze intrinseche delle nostre discipline: infatti gli impianti sono in generale privati e non rispondono alle direttive della Federazione, se non aprono perché non gli conviene per 1 o 2 piloti, non ci possiamo fare niente. Inoltre l’organizzazione delle attività di allenamento dei tesserati di norma è competenza della propria società sportiva e non della Federazione, a meno che non si parli di rappresentative nazionali e stage gestiti da tecnici federali, che i questo momento sono vietati.

Infine, a tutti coloro che chiedono spiegazioni (MC, impianti, tesserati, licenziati), ricordiamo che le disposizioni non sono della Federazione ma del Governo e della Comunità Scientifica. La Federazione le applica. Quello che chiediamo a tutti è senso di responsabilità e univocità di comportamento. Poi ciascuno, individualmente, nella nostra società civile è libero di esercitare le proprie scelte, nel totale rispetto del “libero arbitrio”, persino (per assurdo) contravvenire alla Legge, rischiando la pena prevista.

Chiudo la comunicazione con i migliori auguri di buona salute; abbiate cura di voi stessi e dei vostri cari perché il virus non scherza…

Luigi Battoglia
Presidente Comitato Regionale FMI Emilia Romagna

(fonte: www.fmiemiliaromagna.it)